Notizie e Storia delle moto Alpine (Inviateci tutte le notizie riguardanti l'Alpino in moto...)


ATTUALMENTE IN DOTAZIONE ALLE TRUPPE ALPINE DELL'ESERCITO ITALIANO

La moto da Enduro Cagiva W12/T4 - 350 EMI, è un mezzo in dotazione alla Forza Armata in grado di assolvere a compiti di ricognizione e collegamento e, più in generale, ove la rapidità di intervento cosituisce fattore fondamentale.

E' in grado di trasportare due militari o, in alternativa, uno solo completamente equipaggiato.

(Segnalazione di Francesco Tajana, Presidente dell'Associazione, ripresa alla cittadella militare dell'Adunata di Latina 2009. Proprio a seguito di ciò l'idea degli Alpini Motociclisti ha preso vita....)


Mi sembra evidente che i portaordini alpini oltre ai muli.........utilizzassero la moto!!!!

(Fonti recuperate da Valerio Fusar Imperatore, Vice Presidente della Sezione ANA di Milano)

http://www.url.it/muvi/russia/nokolajekva.htm

La Campagna di Russia e la battagia di Nikolajevka

I ricordi di un soldato

Michele Morstabilini, classe 1919, attendente di un capitano degli alpini della divisione Tridentina, racconta la sua esperienza durante la Campagna di Russia e la battaglia di Nikolajevka del 26 gennaio 1943.

Contrordine

A Torino sono stato un mese circa. Bisogna partire per la Russia. Tridentina, Cuneense, la Julia: armiamoci e partiamo per la Russia. Partiti per la Russia, dodici giorni e tredici notti per arrivare in Russia, abbiamo attraversato la Polonia, l'Ucraina, e in Ucraina ci siamo fermati una mezz'ora a bere e a fare il rancio. Il mio capitano aveva la macchina fotografica, una bella macchina, la dà a un soldato, che era un sergente, e dice: "Fammi la fotografia che voglio avere il ricordo con un mio attendente prima di andare in guerra". Così abbiamo fatto la fotografia assieme.
Poi siamo ripartiti. Le nostre truppe alpine erano destinate sul Caucaso. Siamo partiti per il Caucaso. Arrivati in Russia, siamo stati fermi otto giorni ad aspettare tutti i convogli che arrivavano e poi è partita la colonna per andare su al Caucaso: alpini, artiglieria alpina.
Passa la motocicletta del portaordini, una Guzzi. E' andato in testa dal colonnello: i tedeschi han telefonato, lui portava il messaggio di andare sul Don e ritirarsi e non andare sul quelle montagne. Dietro front: cinquecento chilometri per andare sul Don. 10 di settembre… tutto a piedi. C'era il sole che scottava ancora come qui il mese di luglio: la terra si spaccava e noi avevamo fatto l'accampamento. Bisognava fare l'accampamento tutto sotterraneo. Abbiamo tirato le tende, abbiamo dovuto scavare un po'. Poi c'erano delle campagne di girasole e frumento. Abbiamo preso queste foglie e coperto le tende: non sembrava un accampamento, vedevi terreno e sterpaglia. Avevamo una borraccia di acqua al giorno, veniva l'autobotte, quando arrivava andavamo con la borraccia e via… Una sete enorme dal caldo che faceva. Dunque arriva l'ordine dei tedeschi: bisogna andare sul Don.

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http://www.morsanodistrada.it/alpini/151a180.pdf

Alpino Sicuro Ennio (classe 1942)

Il 5 agosto 1964, fui chiamato a far parte della gloriosa Brigata Alpina JULIA e raggiunsi la sede del CAR alpino in quel de“L’Aquila” in vista del Gran Sasso. Vi rimasi però, giusto il tempo di equipaggiarmi con l’intero corredo Alpino per poi risalire in Friuli a Udine alla caserma “Spaccamela”.Dopo breve tempo venni trasferito alla caserma “Berghinz” per frequentare un corso per motociclisti. Divenni presto un esperto della moto e fui assegnato al Comando Brigata Alpina JULIA, caserma “Di Pampero” Compagnia Trasmissioni, quale motociclista portaordini. Partecipai sempre con tale incarico, al campo estivo a Treppo Carnico, ed al campo invernale a Sappada. Mi congedai nell’ottobre del 1965

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http://www.motoclub-tingavert.it/t384684s.html

ciao Alessandro... i mezzi sono bellissimi ma non volevo postare il messaggio tre volte: è stato il server dalla quale ho scritto che è "un po particolare ".. purtroppo non posso aiutarti sul gtv .. o meglio non vorrei sbilnciarmi troppo (colori simili l'avevano la Guardia di Finanza - gli Alpini - Aviazione ... qui in Sardegna il 6 gennaio facciamo un raduno storico e incontrerò Giovanni Tola esperto restauratore di Guzzi alla quale farò vedere il tuo magnifico GTV. Auguri a tutti

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http://stufatonante.splinder.com/post/14423301

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http://www.liberta.it/asp/default.asp?IDG=504269819

«Era il 21 aprile del 1945. Facevo il portaordini e ricordo che avevo una motocicletta, una Bsa 500. Mi mandarono a consegnare un dispaccio ad un mio superiore che si era spostato in in campo militare, pochi chilometri più avanti. Io credevo da un momento all'altro di trovarmi nuovamente al fronte, invece giunsi alle porte di Bologna e scoprii che dei nazisti non c'era traccia. Consegnai il messaggio e poi, anzichè tornare alla mia Batteria, entrai in Bologna con la moto. Così scoprii di persona che i tedeschi erano scappati. Arrivai fino in piazza Maggiore. Fui il primo alpino ad arrivarci, la gente mi circondò e mi fece festa. E per questa ragione negli anni successivi sono stato più volte premiato dal Comune di Bologna».

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http://www.cuneense.it/testimonianzereduci.htm

Noi del reparto motorizzato ci costruimmo a Solonzj un locale seminterrato utilizzando tronchi di pino, rami intrecciati e paglia impastata con del terriccio argilloso con il quale rivestimmo le pareti della nostra abitazione ed una specie di camino dove poter bruciare legna per scaldarci. Giornalmente i camion portavano rifornimenti di munizioni e viveri ai reparti dislocati nei vari punti ed i motociclisti consegnavano al nostro comandante col. Orlandi gli ordini del Comando dell'Armir Gen. Battisti. Aggiungo un altro avvenimento che avevo scordato di raccontare prima. Un giorno fui mandato col motociclista Cesco Milano (di Sanfrè) a portare ordini a truppe dislocate nella zona; girammo alla ricerca per un bel po' di tempo, ma inutilmente. Incominciò a piovere, le strade non erano asfaltate e la terra argillosa copriva le ruote della moto rendendole simili a dischi per cui si procedeva con molta difficoltà. Era quasi buio ma si andava avanti sperando di trovare almeno un accampamento militare per passare la notte, ormai eravamo appiedati e spingevamo la moto con grande fatica. Arrivammo ad un'isbà e dissi a Cesco: "tentiamo qui". Bussai alla porta, l'uscio lentamente lasciò uno spiraglio ed intravidi un vecchietto che, sentendomi salutare in russo, prese coraggio ed aprì. Io facevo del mio meglio esprimendomi con quanto avevo imparato nella lingua russa. Entrammo e ci accolse anche una vecchietta e ci offrirono i soliti semi di girasole abbrustoliti. Parlai dell'Italia, del nostro bel sole, dei nostri contadini e loro mi raccontarono che avevano quattro figli sotto le armi e che non avevano più notizie da quando erano partiti. Dissi loro dei miei anziani genitori a casa, dell'errore di fare le guerre e venne l'ora di riposare.


MULO MECCANICO...

Questo è il leggendario mulo meccanico della Guzzi, la seconda utilizzazione del bicilindrico a V di Mandello del Lario
(un'altra volta Vi racconto della prima...)

Alla fine degli anni 50, un Generale dell'Esercito, un tal Garbari, decise che un esercito moderno come era diventato quello Italiano (aehm...), non poteva continuare a trasportare i pezzi di artiglieria su e giù per le Alpi a dorso di mulo come gli Afgani.

Assieme alla Guzzi, a cui avanzava un bicilindrico sviluppato per la Fiat, mise assieme questo incredibile mezzo tre per tre, che con 20 cv. di potenza s'arrampicava anche sui muri.

Esso venne adottato dall'artiglieria delle "Ardite Penne".

(Segnalazione di Luca Barichella)


ALPINO 1944-62

Si tratta di uno dei primi micromotori italiani, già prodotto in piccola serie nel 1945 dalla Motobici di Stradella (Pavia), una delle maggiori fabbriche italiane di motori e ciclomotori.
Al termine della Seconda guerra mondiale la produzione si intensifica e l’Alpino si diffonde rapidamente, anche grazie alla fama di essere praticamente indistruttibile, restando senza modifiche fino al 1948.
Poi ne vengono prodotte diverse versioni, il modello S di 48 cc (70 chilometri con un litro di miscela, velocità di 40 km/h), il modello ST di 63 cc e il modello R di 48 cc. Sempre nel 1948 la Motobici costruisce il ciclomotore Piuma, con motore di 60 cc, e una motoleggera con motore di 98 cc.
La produzione nel 1951 comprende i ciclomotori R48, C48 e F48. Viene realizzata anche una motoleggera di 125 cc, derivata dal precedente modello di 98 cc, e viene presentato lo scooter F48, di 48,9 cc, dal telaio assai originale.
La gamma dei modelli Alpino viene ampliata nel 1952 con nuove versioni della motoleggera di 125 cc.
In questo stesso anno un Alpino di 75 cc, dotato di speciale carenatura, supera sul chilometro lanciato la velocità di 128 km/h, e la scuderia Perales, creata dai concessionari della Motobici Alpino per l’Argentina, utilizza un motore di 75 cc su un ciclomotore provvisto di una strana carenatura a uovo e con questo mezzo batte il primato mondiale nel miglio con partenza lanciata, con la velocità di 92,180 km/h, e il primato mondiale del chilometro, alla velocità di 129 km/h.
Altri primati vengono raggiunti con un Alpino 50 in grado di raggiungere una velocità massima di 82,216 km/h.
In occasione di questi tentativi è collaudata a Monza anche una nuova motoleggera Alpino di 75 cc.
Alla fine del 1953 i ciclomotori sono l’Alpetta R48, l’F48, con motore di 48,9 cc, senza cambio, e il Roma, con lo stesso motore ma cambio a due velocità, e lo scooter F48.
Le motoleggere sono i modelli di 75 e 125 cc. La produzione Alpino del 1954 e 1955 utilizza quasi esclusivamente motori a due tempi, un motore quattro tempi equipaggia soltanto la motoleggera 175 4T di 173,6 cc (velocità di 100 km/h).
Per le corse viene preparata una moto di 74 cc in grado di raggiungere la velocità di 120 km/h.
Nel 1956 viene prodotto uno scooter di 75 cc e la motoleggera di 125 cc è venduta in due versioni.
Nel 1957 è in listino il T48, ciclomotore di 48,9 cc dalla linea particolarmente riuscita.
Per concludere, nel 1959 sono in listino anche uno scooter di 75 cc a ruote alte e un microscooter di 50 cc.
Bicicletta a motore 63 del 1950

(Segnalazione di Luca Barichella)